martedì 3 aprile 2012

Forum Immigrazione (29 febbraio 2012) - IMPRESE STRANIERE: UNA FORMA DI CONCORRENZA O UN FATTORE DI CRESCITA?

IMPRESE STRANIERE: UNA FORMA DI CONCORRENZA O UN FATTORE DI CRESCITA?

Questo è il titolo del convegno che si è tenuto mercoledì 29 febbraio preso il CAM di Corso Garibaldi alle ore 20,30.

L'incontro era organizzato dal Forum Immigrazione PD Milano.

L'obiettivo principale del convegno, ha spiegato in apertura Daniela Pistillo, era quello di presentare l'immigrato non più e non solo come soggetto bisognoso di assistenza ma anche come operatore economico,
visto che ben l'11,2% del PIL proviene dalle attività degli immigrati. L'idea era quella di affiancare, nell'immaginario collettivo degli italiani, alla figura del migrante che delinque (creata in gran parte dalle  televisioni di B.), che è bisognoso di assistenza, quella dell'imprenditore che porta ricchezza e benessere al Paese.

E' toccato al prof. Antonio Chiesi, responsabile  del progetto Il profilo nazionale degli immigrati imprenditori, dare un apporto scientifico al dibattito. Egli ha sostenuto che il fenomeno delle imprese straniere costituisce una realtà  inevitabile ed essenziale dell'economia italiana. D'altra parte, gli Stati Uniti e il Canada hanno fondato il loro benessere proprio sul lavoro degli immigrati. Ha poi aggiunto che nelle zone in cui è più alto l'indicatore di integrazione (matrimoni misti, basso tasso di criminalità...) gli imprenditori immigrati sono più presenti. Così a Prato  l'economia dipende per il 14% dalle imprese straniere, mentre a Lecce e a Catanzaro solo per l'1%.

Pierfrancesco Majorino nel suo breve intervento ha posto l'attenzione sulla necessità di valorizzare il capitale sociale degli immigrati sviluppando forme di accesso al credito, perché troppo spesso le banche sono condizionate da pregiudizi inaccettabili.

L'assessore ha poi sottolineato l'importanza politica della presenza delle imprese straniere in Italia dal momento che esse sono dei collegamenti con i paesi di origine degli imprenditori e si configurano quindi come mezzi di cooperazione allo sviluppo.

A questo punto sono partite le testimonianze dei tanti imprenditori stranieri che con il loro italiano, talvolta incerto, altre volte impeccabile, hanno suscitato interesse, stupore e tanta simpatia nel pubblico. Diamo conto brevemente di quelle che ci sono sembrate più significative.

Radwan Khawatmi (Siriano. Presidente del Movimento Nuovi Italiani) ha riferito dati che dovrebbero conoscere tutti gli italiani. 1) Le attività lavorative degli immigrati hanno avuto un fatturato di  130 miliardi di euro, una cifra pari a quella che ha messo in crisi la Grecia e il Portogallo. 2) Sono 215.000 le imprese degli immigrati che danno lavoro anche agli italiani. 3) Non è vero che gli stranieri hanno rubato il lavoro agli italiani: hanno invece sostituito i nativi nei posti meno appetibili. 4) Gli stranieri hanno versato 90 miliardi all'INPS senza ricevere alcun beneficio, essendo ancora troppo giovani.

 Khawatmi ha accennato anche alla sua storia personale che lo ha visto passare dallo stato di semplice ed umile emigrante a quello di fondatore di un'impresa con un fatturato di 50 milioni di euro e che dà occupazione a centinaia di lavoratori stranieri ed italiani. Che c'è dunque di strano, ha concluso Khawatmi, se gli immigrati,  protagonisti della vita economica dell'Italia, chiedono la cittadinanza italiana, chiedono corsi di italiano per i figli, chiedono il diritto di scegliere col voto gli amministratori locali? Ci verrebbe da dire, caro Radwan,  che le tue  sono delle richieste più che legittime e che la politica al più presto deve fare tutto il possibile per accoglierle. Per un semplice principio di civiltà! E non solo!

Francesco Hu ha raccontato della sua esperienza di imprenditore nella roccaforte della Lega a Legnano. Ha divertito i presenti dicendo che al momento del rilevamento  di un ristorante (con cucina rigorosamente italiana) ha messo in conto un calo del 20% dei clienti: gli elettori leghisti. Ha insistito sul fatto che paga le tasse e che pertanto ha diritto alla cittadinanza e al voto. Ricordate i ribelli  americani che nel  1775 protestando contro la madrepatria, l'Inghilterra,  dichiararono: nessuna  tassa senza rappresentanza?

L'imprenditrice colombiana Adriana Luz Poveda, non senza difficoltà, a causa dell'emozione, ha parlato dei suoi  inizi come domestica e di come facendo sintesi tra quello che sapeva e ciò che ha appreso in Italia ha messo su un'azienda nel campo dei servizi. Ha chiesto anche lei che il Comune organizzi corsi di italiano per gli stranieri e lezioni finalizzate alla conoscenza delle leggi italiane.

Abdelmak Azamouz, imprenditore marocchino, traduttore giurato dal '97 nell'Ufficio Stranieri del Comune (licenziato da Formentini!), è stato costretto a mettersi in proprio. Ha fondato una società che effettua traduzioni commerciali, legali, ecc. Grazie alla sua impresa ha avuto l'opportunità di organizzare incontri tra investitori italiani e industriali libici, marocchini, ecc. Ha così dato una mano alla cosiddetta primavera araba. Anche lui come tutti gli altri si sente italiano ed il suo motto è Radicarsi senza sradicarsi.

Prima di Azamouz è intervenuta Arianna Cavicchioli, consigliere regionale del PD.

Ha detto che se il bilancio tra le imprese vive e quelle morte è positivo per l'Italia ciò  è dovuto alla presenza dei soggetti economici stranieri. Ha fatto poi riferimento alla cosiddetta Legge Harlem (legge regionale che impone agli stranieri che desiderano aprire attività commerciali che prevedono la somministrazione di cibi e bevande la conoscenza della lingua italiana) che complica la vita agli esercenti. Ha concluso dicendo che per fortuna la Costituzione permette di fare ricorso contro la legge bandiera della Lega, con l'articolo 3 (Tutti i cittadini sono uguali....) e con l'art 41 (L'iniziativa economica privata è libera...).

E' stata una serata ricca, ha commentato in conclusione Laura Specchio, responsabile  del lavoro del PD. Siamo pienamente d'accordo. Ci permettiamo solo di osservare che una serata così meritava sicuramente una platea più ampia.



Antonio Lonetto

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